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mercoledì 17 giugno 2009

La mia famiglia nel mondo: #3 Chiara Bassetti



Ecco la terza persona che mi ha dedicato un po' del suo tempo per arricchire questo blog: Chiara Bassetti.
Ho conosciuto Chiara grazie/per colpa dei giochini di ruolo.
Provate ad immaginare centinaia di nerd vestiti da cavalieri medievali, elfi, vampiri e via così che si inseguono per campi brulli e devastati da un sole cocente; ecco come ci siamo conosciuti io e Chiara.
Nonostante questa sua passione la nostra ospite è una sociologa affermata, una donna in carriera, un'inguaribile pettegola e, last but not least, una delle persone più ciniche e acide che io conosca.
Con tutte queste caratteristiche in comune - a parte la brillante carriera universitaria, s'intende - io e Chiara abbiamo un tacito accordo secondo il quale è legittimo, anzi doveroso, schierarsi contro tutto ciò che è eccessivamente convinto di sé, stupido e di cattivo gusto.

1. Che posto hai visitato e per quanto tempo sei rimasta?
Sono stata in California, tra Los Angeles (University of California Los Angeles) e, soprattutto, Riverside (University of California Riverside), come “visting scholar” per 3 mesi (Spring term).

2. Che differenze hai riscontrato fra il modo di vivere italiano e quello del Paese che ti ha ospitato?
Svariatissime, ovviamente. Tento un sintetico elenco, certo non esaustivo:
- Maggior numero di etnie, maggior numero di appartenenti ad etnie diverse da quella bianco-americana, ma maggior ghettizzazione delle suddette; inoltre, l’etnia - spesso ormai mista, soprattutto nei giovani - viene esplicitamente utilizzata per il lavoro sociale identitario così come per quello d’interazione.
- Studenti e studentesse hanno un minor carico di lavoro rispetto a quanto accade nell’università italiana ed una preparazione teorica generalmente inferiore.
- Il livello di cultura generale, tradizionale e, cosiddetta, “di senso comune” è piuttosto scarso. E’ raro che ci si interroghi sul passato per comprendere il presente, è un habitus di pensiero poco diffuso.
- Le occasioni sociali d’incontro, così come quelle relative alle relazioni sentimental-sessuali (soprattutto eterosessuali), sono più definite, categorizzate e strutturate. Ci sono, come dappertutto, spazi determinati per attività determinate; procedure specifiche per specifici frame sociali, ma le sfumature di grigio si incontrano raramente. La dimensione tacita della socialità, inoltre, è pressoché assente.
- Gli spazi, i tempi, i modi di mangiare e bere sono – al di là delle ovvie differenze riguardanti materie prime e tradizione culinaria – molto differenti. Le differenze investono dimensioni particolarmente rilevanti quali quella dell’interazione sociale, dell’organizzazione della quotidianità e dei ritmi di vita, della visibilità sociale, ecc.
- Alcuni tabù sociali (alchool, sesso, …) sono più resistenti che in Italia, anche fra i più giovani.
- A livello generale, i corpi sono meno sani e più vecchi dell’età anagrafica (non mi riferisco solo alla ben nota situazione riguardante l’obesità).
- Scarsa attenzione al modo di vestire e presentare il proprio corpo in pubblico, sia dal punto di vista della scelta dei capi da indossare in sé, che da quello dei capi da indossare sul proprio specifico corpo.
- Enorme dispendio energetico.
- Scarsa partecipazione politica (pochissime persone in manifestazione, bassa diffusione di quotidiani, ecc.)

3.Che situazione hai trovato a livello di diffusione della banda larga e della connettività Internet? Ci sono molte differenze rispetto all’Italia? Se si, quali?
Banda larga e connettività sono generalmente più diffuse che in Italia, nonostante – già rispetto, ad esempio, a due anni fa – la situazione stia scivolando verso un sempre maggior livellamento. Le reti wireless sono comunque più diffuse che in Italia, non tanto, ormai, a livello di istituzioni (come ad esempio le università) o di grandi catene commerciali (come ad es. Starbucks e, in Italia, Autogrill), quanto a livello familiare e domiciliare.

4.Come sono gestiti i mezzi di informazione? Chi sono i “padroni dell’informazione”? Sono presenti conflitti di interesse?
I padroni dell’informazione, così come di tutto ciò che conta negli USA, sono le grandi lobby, soprattutto commerciali. Tuttavia, non sono presenti, a differenza dell’Italia, conflitti d’interesse diretti a livello politico. Generalmente, inoltre, l’informazione è più critica ed è più rilevante la presenza del cosiddetto giornalismo d’inchiesta. Infine, la tradizione giornalistica americana è tendenzialmente più aggressiva e meno conciliante nei confronti dei politici rispetto a quella nostrana.

5.Come si informa la popolazione? Quali sono i quotidiani più diffusi?
I quotidiani più diffusi sono New York Times e Los Angeles Times, ma pochissimi leggono i quotidiani. Coloro che sono realmente interessati ad informarsi utilizzano soprattutto internet, mentre tutti gli altri sono semplicemente disinformati. L’influenza 1) dell’etnia, 2) del livello di identificazione in qualità di cittadino americano dei migranti e 3) della classe sociale (ancora molto connessa ai punti precedenti) è fondamentale nella determinazione del livello di informazione dei cittadini. A Riverside viene distribuito gratuitamente anche un quotidiano locale, ma resta ad accumularsi davanti alle case, sotto le auto posteggiate, utilizzate e di nuovo posteggiate.

6.Quali sono le notizie di maggior rilievo che sono diffuse dai telegiornali? Quali sono i casi che infiammano l’opinione pubblica?
I telegiornali, dopo un’apertura politica molto rapida, passano generalmente a notizie di cronaca, meglio se nera. Resta il fatto che le notizie politiche vengono date in maniera meno mistificata rispetto all’Italia. I toni sono comunque piuttosto scandalistici e/o spettacolarizzanti. La logica della selezione, così come della costruzione, della notizia è quella dello scoop.

7.Quante persone hai conosciuto che gestivano un blog o uno spazio web informativo?
Solo una: professoressa universitaria.

8.Esiste, secondo la tua esperienza, un interesse vasto per le dinamiche della Rete? Esistono esperienze simili a quella di Beppe Grillo?
Ci sono sicuramente intellettuali, dentro e fuori l’Accademia, che si occupano dell’argomento. Non sono tuttavia entrata a contatto con esperienze simili a quella di Beppe Grillo (che per altro, date le recenti decretazioni, avrà ormai vita breve). L’esperienza di campagna elettorale di Barack Obama è certamente rilevante per il tema di discussione, ma presenta alcune differenze rispetto a quella di Beppe Grillo.

9.La politica in Rete: com’è gestita l’informazione pubblica e come si stanno muovendo via web le campagne elettorali?
La campagna elettorale, quando sono arrivata in California, era terminata da poco. Direi comunque che la Rete è utilizzata, da un lato, come luogo in cui gli elettori/cittadini possono esprimere direttamente lo propria opinione e, dall’altro lato, come vetrina propagandistica costruita, più che sul partito, sul/la candidato/a (personalismo insomma).

10.Cosa importeresti in Italia dal Paese che hai visitato sia dal punto di vista culturale che informativo?
Ben poco a dire il vero… Certamente il clima californiano e, come accennato, un giornalismo più votato all’inchiesta e politicamente un po’ più “aggressivo”.

sabato 6 giugno 2009

La mia famiglia nel mondo: #2 Michele Belmessieri



Ecco il secondo amico che ha risposto al mio appello: Michele Belmessieri.
Michele è un ragazzo alto e magro, magrissimo, che ama definirsi "il Freddo" per una somiglianza - che solo lui nota - fra sé stesso ed il protagonista di "Romanzo Criminale".
Gran tifoso di calcio è un accanito cinefilo, uno studente svogliato, un grandissimo
ed operoso regista oltre che un attaccante instancabile e dallo scatto felino.

Se conosceste Michele vi avrebbe sicuramente stupido con la sua grande curiosità verso i film più assurdi, le produzioni più ributtanti, gli shockumentary più agghiaccianti che non manca di portarsi dietro per proiettarli a casa di amici e conoscenti.

Credo, in tutta onestà, di averlo reso felice un paio di Natali fa quando, non sapendo che escogitare, gli regalai un dvd contenente, nell'ordine: Sigla con Smaila di Colpo Grosso, "Troppo Belli", "Alex l'ariete", "Jolly Blu" e, credo, "Chicken Park".

Ora Michele si trova a Barcellona, in Erasmus, dove, a quanto ne so, si sta trovando divinamente; ovviamente è l'invidia del paesino e tutti qui aspettiamo il suo ritorno in patria.

1. Che posto hai visitato e per quanto tempo sei rimasto?
Sono a Barcellona da otto mesi per un programma di intercambio universitario

2. Che differenze hai riscontrato fra il modo di vivere italiano e quello del Paese che ti ha ospitato?
Le differenze piu' concrete sono sicuramente quelle riguardo i ritmi della giornata: i negozi aprono in tarda mattinata, si pranza al pomeriggio e si cena intorno alle 23. Cercando, invece, di sottolineare alcune diversità nell'ambito civico direi che in tutta Spagna, ma soprattutto qui in Catalunya, è presente una coscienza del proprio ruolo sociale molto più profonda rispetto a quanto succeda in Italia. Le manifestazioni sono gremite di persone e mi pare di poter dire che il cittadino catalano o spagnolo è meno propenso a farsi abbindolare da qualsivoglia specchietto per le allodole.

3. Che situazione hai trovato a livello di diffusione della banda larga e della connettività Internet? Ci sono molte differenze rispetto all’Italia? Se si, quali?
Le mie competenze informatiche sono minime per cui posso rispondere solo in maniera marginale: quello che è certo, però, è che quasi tutti gli spazi culturali o di ritrovo sociale (dai bar alle biblioteche) dispongono di connessione ad internet gratuita senza fili.

4. Come sono gestiti i mezzi di informazione? Chi sono i “padroni dell’informazione”? Sono presenti conflitti di interesse?
Non conosco i meccanismi di potere (sempre che vi siano) dei mezzi di informazione locale. Ma la presenza di una satira costante, bipartisan e pungente a livelli che noi in Italia possiamo solo immaginare mi suggerisce che le intromissioni politiche siano minime. Non credo neppure vi siano conflitti di interesse: l'ex primo ministro Aznàr si dimise da leader del Partido Popular dopo essere entrato nel consiglio di amministrazione di un importante impresa petrolifiera per evitare problemi di questo tipo. E' una cosa che a noi può sembrare strana ma in Spagna (e credo nel resto del mondo occidentale) è invece normalissimo.

5. Come si informa la popolazione? Quali sono i quotidiani più diffusi?
A Barcellona, oltre ai quotidiani nazionali come “El mundo”, “El pais” e “La razon” sono presenti numerosi quotidiani locali. Dalla versione catalana de “La vanguardia”, al “Periodico de Catalunya”, “Diari de Barcelona” e altri minori.

6. Quali sono le notizie di maggior rilievo che sono diffuse dai telegiornali? Quali sono i casi che infiammano l’opinione pubblica?
Nei contenuti il panorama televisivo è simile all' italiano e i telegiornali non sono l'eccezione. In ogni caso non mi è mai capitato di incontrare situazioni di pessimo gusto come invece spesso accade in alcuni servizi italiani. I casi più discussi, oltre naturalmente ai fatti di cronaca nera e a quelli sportivi, sono certamente di natura politica.

7. Quante persone hai conosciuto che gestivano un blog o uno spazio web informativo?
Numerose, ma tutte legate all'ambito artistico che maggiormente interessa i miei studi.

8. Esiste, secondo la tua esperienza, un interesse vasto per le dinamiche della Rete? Esistono esperienze simili a quella di Beppe Grillo?
Non mi è mai capitato di pensarlo: certamente c'è un uso massiccio dei social network e delle possibilità di comunicazione che in generale la rete offre (da Skype ai Blog) ma credo che sia quello che sta accadendo in tutto il mondo. No, una figura simile a quella di Grillo non è presente in Spagna.

9. La politica in Rete: com’è gestita l’informazione pubblica e come si stanno muovendo via web le campagne elettorali?
Non ho avuto modo di vedere nessuna campagna elettorale per cui mi è difficile rispondere.

10. Cosa importeresti in Italia dal Paese che hai visitato sia dal punto di vista culturale che informativo?
Dal punto di vista culturale porterei certamente la coscienza della popolazione di essere i veri protagonisti della politica e non solamente coloro che la subiscono. Inoltre la Catalunya è una regione che riesce ad abbinare l'attenzione per la salvaguardia delle tradizioni con l'apertura verso l'esterno, creando un mix di culture vincente e dinamico. Una cosa del genere in Italia non l'ho mai trovata: sembra invece che una cosa precluda inevitabilmente l'altra.
Per quanto riguarda il sistema informativo, forse per ingenuità, ammetto che la cosa che più mi ha colpito e che porterei volentieri nel nostro paese è l'assoluta libertà di satira che, alle volte con sublime ferocia, denuda il Re senza temere un immediato colpo di telefono dai piani alti. Ho visto numerosi sketch televisivi e vignette che in Italia avrebbero portato a lunghe file di processi ed epurazioni mentre qua è assolutamente normalissimo.