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sabato 20 giugno 2009
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa
Ripasso.
Prima pagina dell' Huffington Post, tetti iraniani che bruciano, urla nella notte.
Desolazione.
Io guardo e passo, me ne vergogno ma continuo a navigare un po' più in la.
Continuo a concimare il mio piccolo, putrido, giardino.
giovedì 18 giugno 2009
La Tecnologia è tua amica (specialmente su Facebook)

Innanzitutto grazie infinite al mio caro amico Filippo che, dall'alto della sua laurea in economia, è sempre in grado di stuzzicare la mia fantasia con nuove tendenze del mercato e delle multinazionali che fanno girare il grano dalle - e, in minor parte, nelle - nostre tasche.
Come mi è stato espressamente chiesto non citerò né farò riferimenti alla multinazionale nella quale lavora il mio amico; ai fini del nostro discorso la cosa ha davvero poca importanza.
Nei documenti che Filippo mi ha passato sono presenti, oltre agli insopportabili termini di marketing e finanza, dati di considerevole interesse:
MONITORAGGIO E "ASCOLTO" DELLA RETE
In questo genere di operazione i brand vengono sparati nella Rete per vedere cosa ne pensano gli utenti-medi.
Questa attività voyeuristica comprende oltre 3 mesi di "ascolto" della Rete ed in particolare di "spazi sociali" come: blog, social network (facebook in primis), tagboard e forum.
Una volta che le scimmie informatiche avranno scandagliato il fondale web saranno partoriti centinaia di grafici colorati grazie ai quali degli specialisti del mercato potranno stabilire una serie di azioni da portare a termine nel breve periodo:
* Azioni Correttive: cioè qualcuno l'ha fatta grossa. In questo caso si corre ai ripari e si cerca di rilanciare l'immagine del prodotto agli occhi della Rete e degli utenti che hanno dato dei feedback negativi. Una soluzione possibile è stabilire una politica di massima trasparenza con gli utenti creando un filo diretto fra il popolo del web e la multinazionale.
* Azioni di Push: sembra che stiamo parlando della formazione della nazionale di rugby, lo so, è sconsolante anche per me. In questo caso il prodotto non è decollato come previsto quindi deve essere spinto un pochetto con varie attività di pubblicità e advergame.
* OPZIONE NON SCRITTA MA SOTTOINTESA: Troll di altri prodotti e/o marchi: in questo caso gli scenari possibili sono davvero pochi; un prodotto è migliore di nostro sul mercato e noi, in modo davvero etico e professionale, andiamo in giro per i forum a giurare e spergiurare che il tale prodotto è nocivo, cancerogeno, fuori moda, difettoso o, al meglio delle ipotesi, volgare.
Inoltre, e qui viene il bello, sono anche inclusi i costi di promozione di un prodotto sul famosissimo Facebook; così, quasi per caso, veniamo a sapere che per un normale banner pubblicitario i costi si aggirano sui 2.500 € (1000 di progettazione + 1500 di gestione dei contenuti) e stiamo parlando di un periodo di visibilità non superiore alle 4 settimane!
Una gift application (cioè quei fastidiosi doni che si scambiano gli utenti del social network) si aggira intorno ai 3.500 €, alla faccia della crisi e di chi se la passa male.
Sicuramente non mi aspettavo nulla di meno da una multinazionale ma vedere la grande macchina del consenso web in azione è davvero emozionante.
Le conclusioni che un post come questo potrebbe portare sono molte ed ho già ampiamente sforato la soglia di attenzione di ogni lettore; nonostante tutto è indubbio il quantitativo di soldi che girano intorno ad un programma nemmeno troppo originale come Facebook ed il potere che la Rete sta esercitando sul mondo reale.
A quanto pare, anche questa volta, le previsioni di un mercato decentrato sono sempre più realistiche.
A presto per nuovi (se il mio amico non avrà nulla in contrario) episodi da "insider" delle multinazionali italiane.
giovedì 4 giugno 2009
La Grande Guerra

300.000.000 milioni di utenti al giorno, uno dei siti più visitati della Rete, una realtà in continua espansione, ecco cos'è Youtube.
Dopo la "legge dei tre schiaffi", la famosa Hadopi di Sarkozy, anche Youtube si autoregola censurando, in pochi giorni, più di 30.000 videoclip con l'accusa di violazione del copyright.
La Rete è esplosa e la guerra fra blogger infiamma l'etere; la teoria del complotto massonico-informativo di Mediaset impazza mentre molti utenti occasionali ed inesperti riempiono di domande e richieste forum e blog.
All'interno di questa Grande Guerra mediatica, giusto per capire da che parte della trincea schierarsi, occorre fare un po' di chiarezza.
Youtube nasceva, senza perderci in romantici ricordi, come un portale di informazione totalmente randomica in grado di fornirci uno sguardo privilegiato dalla rete: filmati amatoriali, scherzi, informazione tramite smart phone, polemiche a non finire ed una folta schiera di utenti borderline che avrebbero fatto di tutto per guadagnarsi i warholiani 15 minuti di celebrità.
Grazie alla possibilità di comunicare e mostrare i propri video a tutto il mondo, dei perfetti sconosciuti sono diventati in poche settimane delle vere e proprie webstar; basti pensare a:
* Afroninja
* Star Wars Kid
* Tay Zonday e la sua Chocolate Rain
* La marmotta con il suo "dramatic look"
* Numa Numa
* Susan Boyle
Questo è per forza di cose un piccolissimo elenco dei miti che Internet ha sdoganato a livello planetario o, se vogliamo proprio essere nerd, dei "meme".
Oltre a tutto questo Youtube è stato spesso utilizzato per diffondere materiale "vietato" per contenuti illeciti o per semplice violazione di copyright; serie tv, fumetti, film, interi cd o singoli venivano pubblicati sulla Rete nell'esatto momento in cui uscivano in commercio causando alle case di distribuzione ingenti perdite e fruttando al più famoso canale video di Internet migliaia di denunce.
Le major vogliono la testa di Youtube che, nonostante gli accordi presi in precedenza, è soverchiato da una quantità inimmaginabile di materiale da controllare; gli amministratori non riescono a fermare il loro mostro-Dio, il tempio della musica vuole il suo obolo, il popolo esige la libertà.
Soluzione?
Dopo un periodo di autoregolamentazione dei contenuti (in breve: la responsabilità dei contenuti inviati è tutta a carico degli utenti e l'amministrazione del sito ha l'obbligo di eseguire le richieste di chi denuncia una violazione del diritto d'autore, eliminando il materiale sospetto) ecco che si avvicina lo spettro di Savonarola.
La Grande Guerra fra l'informazione piramidale (le grandi case di distribuzione di musica e video, i canali televisivi come Mediaset ed i proprietari di diritti sportivi) e l'informazione gratis a tutti i costi è iniziata e Youtube è la prima torre a cadere.
Allo stato attuale delle cose (se volete smentirmi provate voi stessi) un utente normalmente registrato che voglia, ad esempio, condividere col web un filmato con un file audio non autorizzato all'interno incapperà nel seguente messaggio:
NOTIFICA: Questo video contiene una traccia audio che non è stata autorizzata da WMG. L'audio è stato pertanto disattivato.
Risultato: video muto con possibilità di utilizzare AudioSwap, un metodo assolutamente legale che permette di associare al video una canzone scelta da un elenco ben poco fornito di tracce free.
Una via di mezzo insomma, un compromesso che non piace al mondo della Rete che, senza mezze misure, condanna ferocemente l'operato di Youtube e di tutti quei mezzi di informazione impegnati in una strenua difesa del proprio orticello mediatico in un mondo sempre più libero e immediato.
Per quanto riguarda noi, poveri fruitori della Rete, non possiamo far altro che mandare giù quest'altro boccone amaro e portare i fiori a YouTomb: un canale che contiene tutti i video "ammazzati" dallo streaming ufficiale di Youtube.
La mia domanda è semplice:
se io, utente medio della Rete, mi azzardo ad affiancare al video delle mie vacanze una canzone di Albano e Romina rischio il gabbio per violazione di copyright.
Se un telegiornale sfrutta copiando e incollando dalla Rete un filmato che ho realizzato con il mio cellulare non solo il video va in onda senza la minima menzione dell'autore ma è anche considerato uno scoop assolutamente legale.
Dov'è il diritto d'autore in tutto questo?
Chi tutela noi dai colossi mediatici?
Per ulteriori informazioni:
Tommaso Lombardi spiega il problema del copyright su Youtube
Repubblica.it: la svolta moralista di Youtube
YouTomb: e sappiamo cosa censura YouTube, ma ci interessa?
Pork and Beans Video
Weezer, Pork and beans
La Grande Onda

Katsushika Hokusai, La Grande Onda, prima della serie delle "36 vedute del monte Fuji", 1826 - 1833
Il futuro è oggi, come direbbe una pubblicità del detersivo anni'90.
In questo caso, spiacente, è proprio il caso di dirlo: Google lancia la sua offensiva provocatoria al mondo della Rete in un progetto ambizioso, folle e unico.
Google Wave si propone di essere l'araldo di un nuovo tipo di comunicazione fondata sulla simultaneità dei processi: email, messaggistica istantanea, social network, file sharing, streaming e intelligenza collaborativa in un'unica, mastodontica, applicazione web.
"In Google Wave puoi creare un wave ed aggiungere i tuoi contatti, permettendo loro di replicare, modificare, aggiungere testo, foto, gadget o addirittura feed da altre fonti esterne", queste le affermazioni degli sviluppatori dal blog ufficiale di Google.
L'idea di fondo è a dir poco rivoluzionaria: un desktop condiviso in grado di mettere in contatto gli utenti in tempo reale in una logica collaborativa ed in continuo sviluppo. In questo modo il mondo del file sharing e dei social network, per non parlare del telelavoro, subiranno un'impennata verso una sempre più totale compenetrazione di vita, elementi digitali e conoscenza.
Con questa ennesima, strabiliante, novità Google conferma la propria capacità di assecondare i trend della rete fornendo a questo tipo di risorse un movimento fluido ed armonioso destinato, manco a dirlo, a ribaltare la nostra concezione di Rete.
Per ulteriori informazioni: http://punto-informatico.it/2635670/PI/News/google-presenta-wave-email-killer.aspx
o : http://googleblog.blogspot.com/
Presentazione Wave:
venerdì 29 maggio 2009
Informatica ed amministrazioni: l'affanno delle elezioni

Mi è capitato di leggere una notizia dell'APCOM che riporta:
L'amministrazione Obama intende istituire un rappresentante informatico all'interno della Casa Bianca per coordinare la sicurezza statunitense in questo settore.
per la notizia integrale: Usa, il Presidente Obama vuole rafforzare sicurezza informatica.
Che Obama ed i suoi fossero interessati al mondo della Rete è cosa nota ma nel nostro piccolo ed assolato Paese che accade?
Nel nostro ridente Paese ci sono le elezioni, ecco cosa.
E quindi, non senza un certo sornione populismo, giù di lavori in corso, volantinaggio, manifesti, stand e penne date ai giovani elettori, doppiopetti con 40 gradi all'ombra e sorrisi rassicuranti e strette di mano salde e fotografie e "insieme, per costruire un futuro migliore".
Ma l'aspirante sindaco di Collefiorito (città inventata) come può emergere nel ribollente caos della Rete portando a casa un buon numero di voti?
Come si può convincere il Cittadino Medio ad accendere il proprio computer, navigare all'interno di grigi siti amministrativi e porre domande interessanti o abili cross ai quali l'Aspirante può rispondere con stoccate elettorali?
La risposta è molto semplice: basta fregarsene e far fare il lavoro ad altri.
Solitamente l'Aspirante si accorda con qualche ditta in grado di gestire un sito internet, un blog, un account facebook ed uno di flickr; firma tutto a suo nome e paga a data da destinarsi.
In linea di massima ogni fotografia, contenuto multimediale, post, persino le risposte date agli utenti; tutto scritto o prodotto secondo l'umore di qualche scimmia-informatica alla ricerca di un buon compenso e di un posto di lavoro nel corso del freddo inverno della crisi.
La cosa più divertente di tutto questo modello comunicativo "all' ammerigana" dal nostalgico tono alla Sordi è che la battaglia elettorale via web non sarà combattuta dai candidati, dalle loro idee o dai loro propositi elettorali ma da un team di nerd contro l'altro in una sorta di derby fra lavoratori a contratto sottopagati e dalle scarse prospettive.
E, fra il caldo minaccioso di questi giorni ed i pc che mi tradiscono continuamente, non posso non pensare a proposito di questa pietosa situazione ad una vecchia barzelletta che non mi ha mai fatto ridere:
Due italiani, padre e figlio, emigranti e col sogno dell'America negli occhi si stanno avvicinando alla loro Terra Promessa.
Figlio: Papà, papà, quanto manca?
Padre: Umh...
Figlio: Papà, papà, ci vuole ancora molto?
Padre: Si, ancora un po'.
Figlio: Ma papà, sono stanco!
Padre: Zitto e nuota!

A proposito di politica... ci sarebbe qualcosa da mangiare?
(Totò)
mercoledì 20 maggio 2009
Liberté, Égalité, Fraternité, Gabbié

La Francia di Sarkozy ha da poco approvato la riforma sul peer to peer andando a posizionarsi fra i Paesi con la legislazione più severa in materia.
Ciò che si è voluto colpire duramente è il download di materiale protetto dai diritti d’autore, film, musica, programmi e videogame.
A tal fine verrà istituita una nuova Autorità dedita alla protezione dei diritti sul web, l’Hadopi : Haute Autorité pour la Diffusion des Oeuvres et la Protection des Droits sur Internet.
I provvedimenti per gli utenti colti in flagranza di reato sono articolati in tre azioni diverse:
* la prima prevede un’email di avvertimento
* la seconda oltre all’avviso tramite email, anche l’avviso tramite raccomandata
* la terza volta consiste nel taglio dell’accesso ad internet con una durata che va dai 2 ai 12 mesi.
Ecco, in breve, il fulcro della norma che è stata ribattezzata velocemente come legge dei tre schiaffi e che ha diviso da subito gli schieramenti politici francesi.
Le polemiche sono tante e, com'era prevedibile, sono già tante le iniziative pubbliche volte a tutelare il diritto di ogni cittadino di poter accedere alla Rete; si parla addirittura di una possibile contestazione presso la Commissione della Comunità Europea.
La legge voluta da Sarkò è sicuramente molto dura e non priva di un certo, ottuso, desiderio di contenere queste nuove e spaventose tendenze verso una eccessiva cultura libertaria del gratuito.
La domanda che dovremmo porci però è: una qualsiasi azienda che sviluppa prodotti multimediali come può tutelare il suo business se ormai tutto è gratuito nei servizi di torrent, streaming e p2p?
Una valida risposta proviene certamente dal mondo Apple che ha saputo reinventare la fruizione di musica grazie a Itunes store e ad altri servizi per gli smart phone di ultima generazione ma, come i più informati di voi ben sapranno, è ben cosa cosa se confrontata con la quantità di siti free che si trovano nella Rete.
Dunque?
Continueremo a questo muro contro muro fra le major e gli integralisti del gratis a tutti i costi oppure troveremo una nuova strada per diminuire i prezzi della diffusione e responsabilizzare i consumatori?
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