venerdì 24 aprile 2009

La fabbrica delle Madonne

Quando si crea un blog nasce, nello scrittore, un ingombrante imbarazzo, una precisa e impalpabile ansia da prestazione che ridimensiona ogni possibile slancio creativo in un più blando guado di spiegazioni, presentazioni e, così potrebbe apparire ad occhio inesperto, giustificazioni.
Per quanto mi riguarda, dovendomi adeguare a questa condizione di blogger, ho intenzione di utilizzare questo spazio per approfondire i temi riguardanti le nuove tecnologie ed i nuovi trend comunicativi attraverso, ma non solo, gli spunti suggeriti dai nostri docenti nel corso delle lezioni.

Crede, e spera, nella Madonna, il fabbricante di madonne?
(Carlo Emilio Gadda, citato in Guido Baldi, Eroi intellettuali e classi popolari nella letteratura italiana del Novecento, Liguori Editore, 2005)

La settimana scorsa l’Abruzzo viene sconvolto da un terremoto che sembra voler inghiottire per sempre buona parte dell’Italia. Tutti, guardando le immagini che incessantemente si rincorrono su ogni canale tv, capiscono immediatamente che da una catastrofe del genere non si torna indietro.

Se – e, visto il bombardamento mediatico che ognuno di noi ha subito, posso affermarlo con una certa, ragionevole, sicurezza – ogni cittadino italiano si è reso perfettamente conto della gravità dell’accaduto perché continuare ad insistere con sempre più raffinati montaggi di detriti-peluches-tombe-letterine di bambini-macerie?
E’ così essenziale proporre e riproporre all’infinito lo stesso spettacolo?
Ognuno ha il diritto di essere informato, certo, ed ognuno ha il diritto di compiere il proprio lavoro al meglio delle proprie possibilità, è fuori di dubbio, ma è davvero così importante chiedere agli sfollati come si sentono dopo aver perso la propria casa e buona parte della famiglia?
Il popolo italiano è comunque in grado di realizzare l’importanza del fatto anche senza lo zoom progressivo sul cane-abbandonato che morirà di stenti alla ricerca dei padroni-cadaveri?

Il primo piano, strettissimo, teso ad indagare fra i capillari distrutti, la disperazione dell’anziano sconvolto è fondamentale? Rientra nell’etica professionale del buon giornalista o del buon venditore di spazi televisivi? In questi casi prevale la logica dell’informazione o il patetismo tipico della tv commerciale?

A grappolo, nei giorni seguenti, le polemiche. Le vignette di Vauro in Rai, l’autoglorificazione dei Tg che, come flipper impazziti, facevano schizzare le cifre del body count alle stelle, la sovraesposizione di un Presidente del Consiglio carpentiere, odontoiatra, albergatore e, visto il periodo, Salvatore; lo scandalo della casa dello studente e del cemento “povero”, dei rinforzi “leggeri” e così via.

E’ giusto quindi, per noi aspiranti giornalisti e comunicatori, sperare in questa madonna insanguinata che non esita a cibarsi impunemente di tutto ciò che, ancora, riesce a farci sentire umani in tutta la nostra fragilità e paura?
Ed internet, patria dell’alternativismo per eccellenza, che ha fatto per il terremoto oltre alle solite gif animate di angeli con candela e brillantini?
Vi lascio, sperando in una vostra risposta, con un ottimo riassunto del sempre puntuale Diego Bianchi A.K.A. Zoro reperibile al sito: http://www.youtube.com/watch?v=d5x8Qfv_fIQ&feature=fvsr


8 commenti:

  1. A breve:
    - glossario
    - nuovo template (spero il prima possibile)
    - nuovo post

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  2. è la ricerca disperata dell'audience. D'altra parte non possiamo stupirci che la Rai si comporti diversamente da Mediaset o da altre tv commerciali, sperando che utilizzi il servizio pubblico per diffondere informazioni e non intrattenimento. siamo in un paese dove sulla rete ammiraglia viene trasmesso un programma per un intero pomeriggio sui maghi ed esorcisti, e dove le riunioni per il cda Rai vengono fatte direttamente a casa del premier.
    Ci rimane internet... approfittiamo fino a quando non riusciranno a controllare anche quello!

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  3. Fortunatamente per noi internet è molto più difficile da controllare (direi quasi impossibile), ma eppure la legge del "volere è potere" impazza anche qui. L'imbarazzante intervista del giornalista Udo Gumpel al premier è infatti misteriosamente scomparsa da YouTube, lasciando come unica traccia la vergogna generata dalla mancanza di libertà di noi italiani.

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  4. Molto interessante come post di apertura!
    Sarà forse banale dirlo, ma la gente - o la maggior parte di essa - va cercando tutto quello che la tv ripropone. C'è chi si lamenta di questi bombardamenti mediatici, chi invece non azzarda un commento: in ogni caso si rimane seduti davanti ad un tubo catodico in attesa che le informazioni smettano di girare. Nel frattempo si ascolta.
    Perché c'è bisogno di sapere, c'è bisogno di saper snocciolare dati durante la prossima discussione da "fila del supermercato", c'è bisogno di sapere quanta gente sta più male di te o forse si ha solo bisogno di informazioni per deridere un politico che non si gradisce.

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  5. @ Stefano e Alessia: effettivamente si, ci rimane la rete per l'informazione (si spera) libera e senza vincoli anche se, come dice giustamente Alessia, sono già state censurate molte denunce di utenti a questo o quel potere intoccabile.
    Dovremo quindi, tornare al passaparola, alla leggenda urbana girata e rigirata per mail?

    @ Martina: è vero quello che dici ma questo farsi gocciolare alla leggera le notizie dentro le orecchie non è meno pericoloso del veleno usato dai congiuranti in "Amleto". Sono ben i discorsi "da supermercato", zeppi di luoghi comuni ed informazione tendenziosa (ed ovviamente priva di approfondimento) un ottimo specchio sulle coscienze degli elettori, di coloro che devono decidere, da disinformati, del futuro del nostro paese.

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  6. Purtroppo il mio pessimismo mi induce sempre più spesso a pensare che il giornalismo ormai sia ben lontano dall'avere come primario scopo quello d'informare. Sembrano contare sempre più le relazioni con la politica, l'audience, e la manipolazione dell'opinione pubblica, invece della sua formazione. Il terremoto è uno dei tanti casi serializzati, ovvero un episodio "comodo" (perché drammatico e popolare) su cui si può parlare e scrivere per più tempo, per essere poi dimenticato di fronte ad una nuova tragedia o ad un nuovo scandalo. L'etica diventa utopia.

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  7. io penso che oltre alla ricerca dell'audience, si sia instuarato nel cittadino italiano una forma di giornalismo "pettegola", che indaga e spettacolarizza le disgrazie altrui, che tutti sono pronti a recepire.

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  8. @ Chiara: a malincuore mi tocca darti ragione, è sconsolante sapere che ci stiamo avvicinando verso un'epoca di giornalismo basato sul sensazionalismo e sui "temi forti" che, purtroppo, non coincidono sempre con le notizie più importanti.

    @ Aeneida: beh, dagli ultimi "scoop", senza per forza parlare dei drammi sentimentali del buon Silvio, direi che il "giornalismo pettegolo" sta avendo la meglio su un tipo di informazione sicuramente meno interessante ma più giornalistica in senso stretto.

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